Classic Camera Black&White è l’unica rivista per chi ama la fotografia su pellicola e il bianconero, una rivista di alta qualità di stampa.
In questo numero:
Adox
CMS 20 II: pro e contro la super-risoluzione
La Adox CMS 20 II Pro è
oggi la pellicola a maggiore definizione
sul mercato, ma sceglierla non offre solo vantaggi; a 20 ISO i tempi di scatto
sono di circa 3 stop inferiori a quelli che potreste usare con una pellicola da
125 ISO. Ma perché sottostare a tali condizionamenti? Come la punta affilata di
una matita si presta meglio di una bomboletta spray a definire i dettagli, la
pellicola dai granuli più piccoli fornisce una definizione superiore rispetto a
una dalla grana maggiore. L’abbiamo provata nella fotografia di paesaggio con
risultati interessanti.
Speciale dagherrotipo
Abbiamo dedicato due articoli
al dagherrotipo intervistando due fotografi esperti di questa tecnica, tanto da
auto costruirsi perfino il banco ottico. Beniamino Terraneo e Jalo Porkkala ci
spiegano la loro tecnica e come la usano per realizzare immagini coerenti.
Il finlandese Jalo Porkkala ha lavorato con musei,
nel teatro, nella stampa, nella fotografia industriale e architettonica, e si è
interessato di processi fotografici storici e alternativi. Come insegnante di
scuola d’arte ha lanciato un progetto sui processi alternativi di fotografia e
stampa.
Fotografo e grande
esperto nelle tecniche di camera oscura, a partire dal 2000 Beniamino Terraneo studia la tecnica
del dagherrotipo e del collodio umido.
Nel 2015 è invitato al
The Daguerreotype Symposium per presentare il lavoro “Sulle tracce di John
Ruskin” al Museo Daguerre di Bry-sur-Marne, progetto realizzato interamente con
la tecnica del dagherrotipo secondo la tecnica originale di Daguerre. Come
fotografo Beniamino Terraneo ha all’attivo numerosissime mostre, dal 1986 ad
oggi, oltre a pubblicazioni, premi e libri.
Leica e l’enigma delle prime contraffazioni post-belliche
Al successo globale
delle fotocamere di Wetzlar si accompagna il fenomeno delle copie e delle
imitazioni che giunge fino a vere e proprie falsificazioni. Il tema delle Leica
falsificate rappresenta un nodo inestricabile e disorganico, ma le ricerche
documentate di Mauro Melchiori ci aiutano a chiarire diversi aspetti; l’analisi
qui si concentra su due specifici momenti storici, accomunati dalla netta presa
di posizione della Leitz, evidentemente seccata.
L’epoca del collodio: da Firenze a Palermo
In Italia gli studi
fotografici si moltiplicano: a Firenze e in Toscana accanto agli Alinari i
fotografi si occupano di ritrattista, di vedute e monumenti.
Anche a Roma fioriscono gli studi fotografici, sia sotto lo stato pontificio
che dopo la proclamazione di Roma capitale; molti alternano l’attività di
ritrattista a quella di vedutista.
Napoli è seconda all’epoca solo a Roma per il numero degli studi fotografici,
accanto ai fotografi stranieri già noti, fra cui Giorgio Sommer e Giorgio
Conrad, operano fra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta e oltre, numerosi
altri fotografi, fra cui Carlo Fratacci (1828-1909). Lo stesso avviene in Sicilia
e Sardegna.
Il libretto di istruzioni: dalla Leica M3 alla M6
Al momento della
presentazione della Leica M3 vengono messe in circolazione delle “brochures”
pubblicitarie che illustrano le caratteristiche principali della fotocamera e
poi un libretto di istruzioni. Con la Leica M4 anche i libretti di istruzioni
vengono rinnovati fino all’arrivo della Leica M6; il libretto rimane fondamentalmente
uguale a quelli della Leica M4-2 e della Leica M4-P. Oltre agli argomenti
comuni a tutte le fotocamere Leica M precedenti (funzioni principali,
caricamento e scaricamento della pellicola, montaggio e smontaggio degli
obiettivi, uso del telemetro e dei riquadri nel mirino, della profondità di
campo, degli accessori, etc.) una ventina di pagine sono dedicate al
funzionamento dell’esposimetro.