Cambodia

Dopo aver completato il suo libro “A Remya”, nei primi mesi del 2000, Giuliano Radici ha infilato nuovamente in valigia la sua macchina fotografica per andare, questa volta, a Phnom Penh. "Reduce da diversi viaggi in oriente, pensavo di trovare in Cambogia, paese interamente buddista, la stessa serenità che mi aveva accompagnato durante i miei viaggi in India. Ho trovato invece un paese senza storia (o con una da dimenticare), dove le persone vivono una apparente serenità legata ad un solo ideale: restare vivi, sentirsi vivo il corpo. Non è una deduzione che posso contestare al popolo cambogiano, il loro vissuto è stato uno dei peggiori al mondo. Questa lettura mi ha dato modo di stravolgere il mio approccio a questo progetto". Radici ha utilizzato una tecnica di cross-processing che aveva già sperimentato in passato, cominciando, ancora una volta, a spingere la pellicola ai limiti della sua sensibilità - questa volta però nella direzione opposta - creando l'impressione che i soggetti si stiano materializzando (o svanendo) dentro un abbagliante aura di luce. I volumi 1 e 2 che compongono "Cambodia" sono raccolti insieme in una elegante cartellina.