“Rose c’est Paris”, un progetto ricco e complesso come la città che l’ha
ispirata, un menage à trois allegorico tra la fotografia di Bettina
Rheims, il documentario di Segre Bramly e la città di Parigi come musa
ispiratrice.
Un insieme di scene come una serie di quadri viventi, immaginati
realizzati e sceneggiati coreograficamente e poi fotografati e ripresi
dagli autori: una storia immaginaria raccontata attraverso una nuova e
suggestiva forma di narrazione. Un percorso dove la fotografia e la
documentazione sono presentati in contemporanea.
“Rose c’est Paris” è sia una monografia fotografica che una storia,
un’opera d’arte in due formati diversi ma interconnessi e complementari.
Un avvincente opera poetica del simbolismo nella quale gli autori
evocano la “città della luce” in un modo completamente nuovo: si tratta
di una Parigi piena di visioni surrealiste, di identità confuse, di
manipolazioni invisibili mescolate ad ossessione, feticismo e desiderio.
“Rose c’est Paris” è una storia immaginaria, tre gli interpreti: le due
sorelle gemelle B e Rose e la città di Parigi. Una giovane donna, B, è
alla ricerca della sua gemella Rose, che sostiene di essere scomparsa: è
questo lo spunto di una ricerca iniziatica dell’Altro e del Sé,
pretesto di molteplici evocazioni e immagini. Un rapimento, una
detective story che si svolge nelle strade, caffè, cabaret, musei,
fabbriche abbandonate e grand hotel di Parigi. Cosa è successo alla
sorella scomparsa? C'è stato un complotto? E’ stata davvero rapita? È
viva o morta? E’ un caso di scambio di identità? Rheims e Bramly
riescono a creare una serie di straordinari quadri che suggeriscono
tutte queste possibilità e molte altre, con una miriade di personaggi
celebri, tra cui Naomi Campbell, Michelle Yeoh, Monica Bellucci,
Charlotte Rampling, Audrey Marnay, Rona Hartner, Jean-Pierre Kalfon,
Helena Noguerra…